lunedì 1 aprile 2013

Il piacere immaginato.

Il vero piacere è quello immaginato.


L'immaginazione, secondo Bachelard, completa la razionalità della filosofia: l'uomo, durante l'affannosa ricerca di spiegazioni, ha anche bisogno di riposare. E sognare. 




Il piacere immaginato non è astratto, ma è leggero e intatto nella sua forma ideale, non ancora compiuto.
È un volo in caduta libera.





Quando arriverà sulla terra, quell'accelerazione euforica scomparirà: il piacere realizzato è la temporanea sospensione dei desideri, è quiete irreale, a cui seguiranno altri bisogni sempre più ampi e inarrivabili.

Affinché il piacere non evapori rapidamente, bisogna coccolare la sua attesa e dilazionare la sua realizzazione.

Un pomeriggio di vent'anni fa.
Casa di Francesca, l'amica del cuore: un nugolo di ragazzine esaltate per l'uscita del sabato sera.
I tacchi rubati alla madre di Francesca, l'eccitazione, le Marlboro rosse, le risa esagerate, la sfrontatezza, i vestiti infilati e sfilati, l'aria irrespirabile, la possibilità delle possibilità - tutte ammesse, tutte spalancate -, l'ottimismo, la bellezza di quegli occhi truccati ma incapaci di ingannare.



La resaca.
Gli occhi cisposi, la luce tagliente come un laser, la testa che rimbomba come una grancassa di un batterista heavy metal. 
Hai bevuto troppo ieri sera, e mischiato; hai bevuto i chupito a un euro come i ragazzini, e oggi hai una riunione a Milano, un andata e ritorno in treno, i bambini da recuperare dalla nonna, la cena da spadellare perché tua moglie si è iscritta a un corso di scrittura creativa in un orario seccante. Vuoi morire. Non ti sei ancora alzato - non ce la fai - e pensi a quando tornerai a dormire: sarà difficile, ma tornerai in quel letto, e potrai iniziare a rivivere.


Credits: Fioccodineve


Il giorno prima di una partenza per un viaggio.
La Lonely Planet sottolineata, il vestitino perfetto per quella cena sulla spiaggia, i siti di viaggi scandagliati, Google Earth con una foto dell'albergo di cinquant'anni prima, la macchina fotografica messa in carica, le domande unidirezionali ("Amore, ma mi porti a vedere gli elefanti marini a Punta Norte? E andiamo alla baia dei conigli? E vieni qua a vedere 'sta foto: è stupendo! E chissà com'è la stanza: si vedrà davvero il Taj Mahal?").

Il menu di un ristorante.
Il pollo tonchese croccante, la millefoglie di fichi e caprino al pistacchio di Bronte e miele ai fiori d'arancio, il babà in sospensione con gelatina al rum speziato. 
Assapori nomi e aggettivi, e pensi di poter provare tutto.





La notte quando si arriva al mare.
È tutto nero, il cielo e il mare. E potresti essere ovunque, perché è tutto indifferenza nera. Entri nel bilocale, butti i bagagli in un angolo, stendi le lenzuola pulite e vai subito a dormire pensando che l'indomani vedrai il cielo bianco del primo mattino e il blu smaltato del mare.

Un pomeriggio senza babyP.
Un pranzo in un bistrot con un'amica, una mostra, passeggiare senza direzione, un tè con un'altra amica, fissare stordita la massa che bighellona come te. 
Sei agile nei movimenti senza borse, passeggini, ammennicoli vari.
Pensi a quando varcherai la soglia di casa, e tornerai a fare la mamma, e le piccole braccia ti stringeranno come se fossi stata via tre settimane.





L'inatteso.
Arriva perché non hai avuto paura: anzi l'hai avuta, e l'hai combattuta. 
E l'inatteso, a sua volta, fa paura perché è un'irruzione caotica nella vita che scorreva placida.
Te lo tieni stretto. 
Perché ti hanno detto che sei brava: stai imparando la lezione di Calvino.





4 commenti:

  1. Quanto piacere c'e' per me nel sognare e immaginare nuovi viaggi, nel leggere le guide, i racconti di viaggio, i libri ... e immaginarmi la'...
    Mentre lo faccio sento davvero la leggerezza!;)

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  2. Cara Francesca, io credo davvero che la leggerezza - che non è sinonimo di superficialità - sia fondamentale per vivere.

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  3. Complimenti, bellissimo!

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