venerdì 15 febbraio 2013

"Un conto è far l'amore in un prato, un conto in un'automobile in una strada di Manhattan".

Marcuse, esponente della Scuola di Francoforte, sosteneva che la società degli anni '60 fosse totalitaria, in quanto riduceva l'uomo a una sola dimensione: quella del lavoro, della tecnologia, dei consumi.

L'individuo si trova a essere così alienato da non rendersi neppure conto della perdita di sé, soddisfatto com'è di avere tanti oggetti, numerosi followers su Twitter, sfilze di bar dove prendere l'aperitivo, collezioni di vestiti lowcost così deliziosamente shabbychic.

Gode paradossalmente di una non-libertà dall'aspetto "confortevole, levigata, ragionevole, democratica".
È schiavo ma crede di essere padrone.





Un conto è giocare con babyP nella sua stanza, dalla quale osserviamo la finestra di fronte, dove un altro bimbo osserva noi,
un conto è rotolarsi sulla spiaggia, e far volare fra le dita granelli di sabbia come fossero pulviscoli di stelle.









Un conto è chiudersi in una palestra insieme a un'umanità esaltata e sudata,
un conto è fare yoga sulla spiaggia.







Un conto è mangiare sushi, ancora freddo a causa dell'abbattimento, un pezzo geometricamente uguale all'altro, plastica gradevole che si scioglie in bocca,
un conto è aprire un riccio di mare, appena pescato, e buttarlo giù, senza pensare all'epatite.


Un conto è mettersi le scarpe, spuntate, con plateau, decolletè, stringate, che ancorano alla terra,
un conto è camminare a piedi scalzi, che permettono di volare.






Un conto è essere svegliati dal camioncino della spazzatura o dal signore che raccoglie le monetine dalle colonnine del parcheggio,
un conto è essere svegliati dal bacio di babyP.


Un conto è impiegare un'ora per cercare parcheggio in un multipiano sotterraneo,
un conto è abbandonare in maniera selvaggia il proprio mezzo di locomozione.






Un conto è avere ventimila mp3 racchiusi nell'iPod,
un conto è ascoltare, per caso, una canzone e avere una voglia matta di ridere e ballare.

Un conto è avere dei gioielli preziosi custoditi nella cassetta di sicurezza di una banca,
un conto è avere un solo bracciale, con cui poter anche conversare.






Un conto è nuotare in piscina, contando le vasche e sbattendo la testa contro il muro,
un conto è vedere i delfini, vincere la paura, e tuffarsi con loro.


Un conto è ricevere una stretta di mano, perché si è fatto un buon lavoro, una bella presentazione power point, un ottimo affare,
un conto è abbracciare ciò che non si fa farà mai avvolgere del tutto.







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