venerdì 8 febbraio 2013

La felicità è un'attività (secondo la ragione di babyP).

BabyP si lamenta del fatto che ultimamente non è più al centro del blog.
Dice che io divago, sul blog e nella vita quotidiana. 

Studio migliaia di nozioni inutili per il concorso docenti, rimugino sul fatto che Twitter sia elitario, cucino troppo spesso la pasta col sugo rosso, invece di leggere qualcosa di edificante faccio una partitella a Ruzzle prima di dormire, mi lamento che Kenwood si sia di nuovo rotto, e via dicendo.

Dice che mi sto di nuovo perdendo. 

Che proietto la ricerca della felicità a un dopo che per lei non arriva mai. 
Dopo il lavoro. Dopo che mamma e papà avranno parlato. Dopo il concorso. Dopo la nanna. 

Eppure la felicità non è uno stato di grazia
futuro
fugace
trascendente
o da inserire nella note dell'Iphone.

Aristotele dice che tutti tendiamo alla felicità: non esistono pessimisti, nichilisti, sfigati.
Insita nella natura umana è la TENDENZA alla felicità.
E la felicità è immanente: qua, in questa vita, alla portata di tutti, e realizzabile da tutti.
Non è un'idea da accarezzare: è un'attività da compiere, ogni giorno, avvalendosi della ragione. 




È tutto così semplice, secondo babyP: basta fare della felicità un impegno quotidiano.  
Al posto di false promesse sullo sport, sulla crema antirughe, sul corso di tedesco.

Bisogna essere concrete e tempestive per acchiappare la felicità.

BabyP suggerisce d'iniziare alle 6.30 del mattino, non c'è tempo da perdere.
Svegliarsi, con l'argento vivo addosso, urlando "lat-te lat-te!", e distribuire baci riparatori a chi stava dormendo.
Chiedere, e ottenere, un numero imprecisato di biscotti. Inseguire il papà mentre fa la doccia: appena lui è insaponato e quindi impossibilitato a uscire, iniziare a giocare con i detersivi, infila un pupazzo nella lavatrice, un giocattolo cade nel gabinetto. 

Fuggire da qualunque tentativo di costrizione (vestiti, calze, spazzole, spazzolini, creme). Correre a piedi nudi scivolando come una pattinatrice inesperta. 




Convincere la mamma a smettere di studiare da Cleopatra a Breznev. 
E uscire, a respirare quest'aria che sa di primavera. 
Fare cose semplici come la spesa, ma scegliendo personalmente e con grande attenzione i prodotti da comprare. Magari per fare una pizza al prosciutto. 





Salutare tutti i commercianti del quartiere, strappare un sorriso anche a quell'antipatica del negozio all'angolo.

Interrogarsi sugli sviluppi del marxismo osservando una banale panchina.




E ballare, di prima mattina, come promesso.






























1 commento:

  1. Non solo la felicità l'hai raggiunta, ma pure superata e spintonata di lato.

    Il resto è noia.

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