mercoledì 19 dicembre 2012

#Tuttoparladivoi. Miti platonici #Gli uomini-palla


Tutto parla di voi  è un progetto in rete sulla maternità correlato al film "Tutto parla di te" di Alina Marazzi, vincitore del premio "Camera d'oro" al Festival del Cinema di Roma.
La maternità è destabilizzante, ammette "Tutto parla di voi".

È destabilizzante perché da uno si diventa due. 

C'è un mito meraviglioso raccontato nel Simposio da Platone per bocca del commediografo Aristofane: il mito degli uomini-palla, come lo chiamo io. 
All'inizio dei tempi i generi umani erano tre, e la loro forma era sferica; ciascuno con quattro gambe, quattro braccia, due volti, quattro orecchi e due organi genitali. Date le fattezze ruotavano come acrobati, ridendo a crepapelle.




Completi, forti e felici, iniziarono a comportarsi in maniera arrogante con gli dei così Zeus, spaventato, li divise in due. Ed eccoci qua: un uomo e una donna, una donna e una donna e un uomo e un uomo.
L'amore nasce da questa rottura: ogni metà cerca disperatamente il suo completamento, come guarigione, effimera, alla separazione.



Quando ero incinta, mi sentivo come quegli esseri primigeni: bella, superba, rotonda.
Avevo due cuori, quattro mani e quattro piedi. 



Poi babyP è nata.
Dopo poche ore dal parto, eravamo in stanza io e lei. Avevo sonno, tanto, volevo solo dormire, ma lei mi fissava attraverso il plexiglas della culla con occhi di petrolio. Non era più il tempo dell'intero, non era più tempo di dormire: lei aveva tre ore di vita, e voleva vedere che succedeva in questo mondo, e quale madre le fosse toccata in sorte. E non ho più dormito.

Lei, insomma, aveva preso in mano il suo destino, mentre io avrei cercato per sempre quell'unità perduta.

L'avrei cercata  cullandola nella notte , 
preparandole pappe profumate al basilico, 
lavandole i capelli come fanno i parrucchieri -con un lieve massaggio-, 
infilandola di soppiatto nel lettone,















imparando a memoria a memoria Pryntil di Vinicio Capossela,
vincendo la paura di tagliarle le unghie,
rotolandomi su tappeti-prati-spiagge, 
incantandomi a guardarla ogni mattina come fosse appena arrivata,
indossando le righe come lei,















scoprendo le albe sul fiume, così diverse da quelle in cui uscivo dai locali sul medesimo fiume, 
rompendomi la schiena per insegnarle a camminare, 
trovandola geniale nella storpiatura delle parole,
interessandomi degli animali -tutti, dalle formiche alla gazza ladra- apprendendo versi e classificazione tassonomica-,






(la stella è tornata al suo mare, dopo l'incontro con babyP)







piangendo -di felicità e di stanchezza- .

La cerco oggi, dopo aver passato una notte insonne facendomi vomitare addosso da babyP, sentendomi male anch'io, e aspettando l'alba e il camioncino dell'immondizia abbracciate sul divano.







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