sabato 6 ottobre 2012

Achille e la tartaruga.





La disputa tra eraclitei, sostenitori della realtà che scorre incessantemente (panta rei) e i parmenidei, assertori dell'immutabilità del mondo, coinvolge i miei studenti da giorni. Sono elettrizzati, come fossero davanti a SkySport (i maschi) o ad Amici (le femmine).

Tale è l'entusiasmo che non vedo l'ora di concludere i presocratici, ecco; peraltro se li hanno catalogati come "pre" socratici un motivo ci dev'essere: il bello deve ancora venire (e prefiguro ai miei riottosi studenti scenari fantasmagorici, con Platone che fluttua nell'Iperuranio, Socrate che beve cocktail di cicuta ed Epicuro che offre un quadrifarmaco per guarire dalle paure).

Mi è toccato Zenone oggi: l'allievo di Parmenide, pur di sostenere il suo maestro, elabora dei paradossi, ovvero delle argomentazioni per assurdo. Il più noto è quello di Achille e la tartaruga: Achille “piè veloce” non raggiungerà mai la lenta tartaruga partita in vantaggio in quanto, prima di raggiungerla, dovrebbe coprire la serie infinita di intervalli di spazio che li separano.

"Ooooh, prof, ma è assurdo!!!" ("Sì, appunto: è un paradosso.")
"Ooooh, prof, ma si drogavano 'sti filosofi?" (domanda ricorrente: devo indagare seriamente sull'uso di sostanze psicotrope da parte degli amanti del sapere.)
"Prof, non la capiamo 'sta filosofia: possiamo rimandare la verifica?" 
"Prof, ma almeno si è suicidato? C'è un po' di violenza?" 
"Prof, la vita è un paradosso." ("Ah, bene, argomenta la tua affermazione". Silenzio.)


Soluzione casereccia del paradosso. BabyP (barando: si fa tenere per mano) non viene mai raggiunta da sua mamma che, a fine giornata, non ce la fa più a starle dietro.

Confutazione del paradosso: il movimento esiste, eccome. Stamattina ho battuto tutti, "piè veloce" che non sono altro... ma dove sono gli altri concorrenti?
Confutazione della confutazione del paradosso: il movimento non esiste in quanto non esiste traccia di umanità con cui gareggiare, alle 5.44 del sabato.







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